pietraroja dinosauro ciro

Risorsa di inestimabile valore del Sannio è il Parco Geo-Paleontologico presente nel paesino di Pietraroja..

Il paese, che dista circa 70 chilometri da Benevento, prende il nome dal colore della bauxite, minerale di alluminio, di colore rosso presente in quantità abbondante nella zona.

Fu il geologo Scipione Breislack, nel lontano 1798, a segnalare per la prima volta la presenza di pesci fossili nei dintorni di Pietraroja. Oggi il Parco Geopaleontologico di Pietraroja è uno dei più importanti giacimenti fossiliferi italiani.
Quello che viene chiamato giacimento fossilifero, era in passato una piccola laguna simile a quella dei mari tropicali odierni, le cui particolari condizioni ambientali e geologiche hanno permesso la conservazione degli organismi marini e terrestri che oggi possiamo ammirare come reperti fossili. Per il tipo di roccia che racchiude i fossili e per il loro buon stato di conservazione è ipotizzabile che i calcari di Pietraroja si siano depositati sul fondo della laguna di scarsa profondità con acque calde e calme che, carenti di ossigeno, hanno rallentato il processo di decomposizione della materia organica che interviene con la morte degli organismi, consentendo una conservazione pressocchè perfetta della fauna locale, costituita da pesci, crostacei, rari anfibi e rettili.

Uno dei reperti fossili scientificamente più interessanti che rappresenta una circostanza unica in tutta Europa è il piccolo dinosauro carnivoro Scipionyx Samniticus recentemente ritrovato in questi strati e vissuto oltre 113 milioni di anni fa in pieno cretaceo inferiore.
Il piccolo dinosauro fu rinvenuto a Pietraroja in un pomeriggio d'inverno del 1980 da Giovanni Todesco e sua moglie all'interno di una lastra di roccia, dove giaceva sdraiato sul fianco sinistro, con il capo lievemente inclinato.

Il suo nome scientifico è "Scipionyx Samniticus" ("Scipio" da Scipione Breislak, scopritore nel 1798 dell'area fossilifera di Pietraroja; onyx, artiglio, per le tipiche zampe con cui il dinosauro afferrava le sue prede; Samniticus, Sannita, per ricordare la regione in cui e' avvenuto il rinvenimento) ma la stampa e gli scienziati lo hanno simpaticamente ribattezzato Ciro.
La prima cosa che si nota osservando il fossile di Ciro è la sua ridotta dimensione, non a caso, dallo studio dello scheletro, lungo appena 23 centimetri, i paleontologi hanno dedotto che Ciro non dovesse avere più di 4-5 settimane di vita al momento della sua morte causata, forse, da un corso d’acqua che lo seppellì nel fondo della palude durante un nubifragio. Da adulto probabilmente avrebbe raggiunto l’altezza di due metri ed un peso di 20 chilogrammi, (vedi foto n.5) ciò è confermato dagli occhi molto grandi, dal muso schiacciato e da due coppie di piccoli denti sporgenti dalla mascella, oltre che dalla sproporzione delle zampe.
A detta di molti paleontologi di fama internazionale, "Ciro" e' un reperto di straordinaria importanza, infatti è uno dei pochissimi esemplari di dinosauro carnivoro rappresentato in stadio giovanile e rappresenta l’unico dinosauro conservato in maniera perfetta: nessuno scienziato aveva finora visto fegato e intestini di un rettile vissuto oltre 113 milioni di anni fa. Ciro, infatti, è l’unico dinosauro al mondo in cui siano visibili numerosi organi interni. Un particolare senza precedenti lo stato di conservazione del tubo digerente, con gli intestini perfettamente visibili. La loro forma, la relativa brevità, e la loro struttura consentono interessanti induzioni sul metabolismo dell’animale, sicuramente capace, e bisognoso, di una digestione rapida come si conviene ad un animale a sangue caldo.