Percorso di Beatificazione di Padre Pio

  • 4 novembre 1969: Il Postulatore generale dei Cappuccini, padre Bernardino da Siena, chiede al vescovo monsignor Antonio Cunial, amministratore apostolico di Manfredonia, di iniziare la trattazione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Padre Pio.
  • 23 novembre 1969: Monsignor Antonio Cunial accoglie la domanda del Postulatore.
  • luglio 1970: Esce il primo numero della rivista "La voce di Padre Pio", l'organo ufficiale della Causa, diretto dal Vice-Postulatore padre Gerardo Di Flumeri.
  • 16 gennaio 1973: L'arcivescovo di Manfredonia, monsignor Valentino Vailati, consegna alla Sacra Congregazione delle Cause dei Santi la documentazione richiesta per il "nihil obstat" all'introduzione della Causa di Beatificazione di Padre Pio.
  • 3 marzo 1980: Monsignor Vailati consegna una ulteriore documentazione su Padre Pio.
  • 29 novembre 1982: Il Papa Giovanni Paolo II firma il decreto per l'introduzione del processo cognizionale sulla vita e le virtù del Servo di Dio Padre Pio.
  • 20 marzo 1983: Si apre ufficialmente a San Giovanni Rotondo il processo cognizionale di Padre Pio.
  • 23 maggio 1987: Il Santo Padre Giovanni Paolo II giunge in pellegrinaggio a San Giovani Rotondo e si ferma in preghiera sulla tomba di Padre Pio.
  • 21 gennaio 1990: Nel santuario del Convento di San Giovanni Rotondo si chiede solennemente la fase diocesana del processo di Padre Pio. Nel corso dei sette anni sono stati ascoltati 73 testimoni e raccolta una notevole mole di documenti sulla vita e le opere di Padre Pio; in tutto 104 volumi, che vengono portati a Roma presso la Congregazione delle Cause dei Santi.
  • 3 dicembre 1990: La Congregazione emette il decreto "de validitate" del processo.
  • 15 dicembre 1996: Tutta la documentazione viene sintetizzata nei cinque volumi della "Positio super virtutibus", successivamente consegnati ai cardinali e vescovi lettori.
  • 13 giugno 1997: Il Congresso speciale della Congregazione delle Cause dei Santi con voto segreto ed anonimo riconosce all'unanimità la eroicità delle virtù cardinali, teologali e religiose del Servo di Dio Padre Pio.
  • 21 ottobre 1997: La Congregazione ordinaria dei cardinali e dei vescovi conferma a sua volta il voto favorevole.
  • 18 dicembre 1997: In Vaticano viene promulgato il Decretum super Virtutibus ed il Papa Giovanni Paolo II conferisce a Padre Pio il titolo di "Venerabile".
  • 30 aprile 1998: La Consulta Medica del Dicastero della Congregazione dei Santi riconosce che la guarigione della signora Consiglia De Martino di Salerno è stata estremamente rapida, completa, duratura e scientificamente inspiegabile.
  • 22 giugno 1998: Il Congresso peculiare dei Consultori Teologi danno parere positivo sulla intercessione di Padre Pio nella guarigione miracolosa della signora Consiglia De Martino.
  • 20 ottobre 1998: La Sessione ordinaria dei padri cardinali e vescovi riconfermano il voto positivo sul miracolo della signora di Salerno.
  • 21 dicembre 1998: Viene promulgato il Decretum super miro operato da Dio per intercessione del Venerabile Servo di Dio Pio da Pietrelcina, cioè della guarigione della signora Consiglio De Martino, avvenuta in modo estremamente rapido, completo e duraturo da spandimento liquido diffuso in sede sopraclaveare, mediastinica e addominale, da rottura del dotto toracico.
  • 2 maggio 1999: In piazza San Pietro, di fronte ad una folla di 150 mila pellegrini convenuti da ogni parte del mondo, il Santo Padre Giovanni Paolo II proclama solennemente Beato il Venerabile Padre Pio da Pietrelcina. Il suo nome viene inserito nel calendario liturgico alla data del 23 settembre

Causa di Santificazione di Padre Pio

Padre Pio è stato canonizzato dopo la miracolosa guarigione di un bambino di sette anni. Per Matteo Colella, colpito da meningite fulminante, non c'erano più speranze ma Padre Pio lo avrebbe salvato.

Matteo era stato ricoverato d'urgenza in terapia intensiva nell'ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo nella serata del 20 gennaio 2000, a causa di una meningite fulminante per la quale la diagnosi dei medici non lasciava spazio a speranze. A causa del deterioramento delle funzioni vitali, il primario e l'anestesista si erano infatti arresi considerando persino una "cattiveria" proseguire nei tentativi di rianimazione.

Allora il bambino fu trasferito nella cella di Padre Pio per una veglia di preghiera. E una sera, accanto al suo letto, un uomo con la barba bianca e il vestito lungo marrone, gli avrebbe detto: ''non ti preoccupare, tu guarirai''. Poi, Matteo Pio Colella è uscito dal coma. Le condizioni del bambino cominciarono subito a migliorare rapidamente. Pochi giorni dopo gli esami clinici mostravano che Matteo non aveva avuto alcuna lesione cerebrale, cardiaca, respiratoria o renale.

Questa guarigione miracolosa attribuita a Padre Pio, seguita dal parere della commissione dei periti medici come di consueto nella cause di canonizzazione, quelli della commissione teologica e della Congregazione per le cause dei santi ha portato il Papa a fissare la data della cerimonia. Così finalmente 16 giugno 2002 il Santo Padre Papa Giovanni Paolo IIha presieduto la solenne cerimonia di canonizzazione del Beato Padre Pio da Pietrelcina.

 

La Santificazione di Padre Pio

Ad onore della Santissima Trinità, per esaltazione della fede e l’incremento della vita cristiana, con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli nell’Episcopato, dichiariamo e definiamo Santo il Beato Padre Pio da Pietrelcina e lo iscriviamo nell’albo dei Santi e stabiliamo che in tutta la Chiesa egli sia devotamente onorato tra i Santi.

Con queste parole pronunciate dal Santo Padre durante la solenne celebrazione, Padre Pio è stato proclamato Santo. Erano le 10.25 di domenica 16 giugno del 2002.

La celebrazione è avvenuta dinanzi ad una folla immensa di pellegrini, oltre 300mila, accorsi in nome dell’amore e della fede in Padre Pio da tutte le parti del mondo. Un vero e proprio fiume umano ha invaso piazza S. Pietro sin dalle prime luci dell’alba nonostante un caldo torrido che ha caratterizzato la giornata.

Durante la celebrazione, Il Papa ha recitato una preghiera al Santo Padre Pio scritta personalmente; essa è un invito, rivolto al Santo, ad insegnarci "l' umiltà del cuore", ad aiutarci "a pregare senza mai stancarci", a farci raggiungere ''uno sguardo di fede capace di riconoscere prontamente nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Gesu" a sostenerci "nell'ora del combattimento e della prova", permettendoci, "se cadiamo" di conoscere il perdono, a trasmetterci la sua "tenera devozione verso Maria", ad accompagnarci "nel pellegrinaggio terreno verso la Patria beata, dove speriamo di giungere anche noi".

Secondo quanto stabilito dal Santo Padre, il giorno in cui tutti i fedeli potranno commemorare Santo Padre Pio è il 23 settembre, giorno in cui nel 1968, il frate con le stimmate concluse la sua vita terrena e salì al cielo.

 

Il miracolo a Consiglia De Martino

Consiglia De Martino è il nome della donna di Salerno guarita per intercessione del Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina.

Sposata e madre di due figli, la signora De Martino il 31 ottobre del 1995 avvertì lancinanti dolori al collo ed al torace. Il giorno dopo fu ricoverata nell'ospedale san Leonardo di Salerno, dove i primi accertamenti evidenziarono la rottura di un dotto linfatico, all'altezza del torace, con la fuoriuscita di circa due litri di liquidi. Al collo si era formata una grande tumefazione; era in condizioni disperate e doveva essere operata, ma difficilmente sarebbe guarita e nonostante fosse stata visitata da eminenti specialisti sembrava che per lei non ci fossero speranze. Anche la fiducia dei familiari nelle possibilità di guarigione della sofferente era scomparsa del tutto. Era questione di ore. Alla povera donna, consapevole dell'esile filo cui era appesa la propria vita, non restava altro che aspettare il sopraggiungere della morte.

A quel punto, Consiglia, donna dotata di grandi sentimenti religiosi, affidò la propria esistenza nelle mani di Padre Pio. Trascorse tutta la notte a pregare il venerabile di Pietrelcina e a un certo punto sentì nella stanza dell'ospedale dove era ricoverata il caratteristico intenso profumo, segno chiaro e inconfondibile che il frate con le stimmate aveva accolto le sue preghiere.

La mattina seguente, i medici, giunti in sala di rianimazione per accertarsi delle condizioni di salute della donna, si trovarono di fronte ad una straordinaria constatazione: la donna era guarita, il male era stato debellato. Ciò che lasciò maggiormente stupefatti i medici fu la totale impossibilità di spiegare clinicamente la guarigione. La donna aveva avvertito- come lei stessa ha raccontato - la sensazione di mani che praticavano una cucitura nel suo corpo e, subito dopo, provò una sensazione di benessere. Il 2 novembre, tra lo stupore generale, era guarita.

 

Testimonianze su Padre Pio:

  • L'umanità di Padre Pio: Non nascondo che mi trovo un po' in difficoltà a parlare questa mattina di fronte ad un'assemblea così qualificata, di tutte le parti d'Italia e, spiritualmente anche dell'estero. Dirò qualche cosa soltanto delle molte che potrei dei rapporti filiali col Padre. Leggerò degli appunti presi nei primi tempi del sessennio, ottobre 1953 - ottobre 1959. Per me, parlare del Padre è una cosa difficile, tanto difficile e mi è necessario un gran coraggio. Mi sento sinceramente un po' come don Abbondio, in altre circostanze naturalmente, perché la statura spirituale ed umana del Padre è tale che difficilmente potrà essere misurata. Sono tanto convinto di questa verità, dopo quarant'anni di conoscenza di lui, dal primo anno di seminario, qui a San Giovanni Rotondo, 1928-1929 (molti di voi non erano ancora nati), fino al 23 settembre 1968, che se qualcuno di voi mi domandasse: "Padre Carmelo, dicci un po' la verità: tu conosci Padre Pio?". A questa domanda dovrei rispondere: "Un pochino, sì, lo conosco questo Padre, ma più lo conosco e più mi convinco di non conoscerlo". Passerà questa generazione, verranno quelle del domani, ma per quella conoscenza personale che ho dell'archivio, finora segreto, di questo Convento, sono convinto che la figura del Padre, nella sua interezza e completezza, rimarrà per molto tempo inesplorata. Perciò, dicevo, per parlare del Padre ci vuole grande coraggio. Che cosa allora dirò? Perché, se sono qui, devo pur dire qualche cosa. Vi leggerò, dicevo, pochi appunti inediti fino ad oggi, scarni, telegrafici, direi, buttati giù tra le mille attività del sessennio '53-59, ma che risentono della immediatezza degli avvenimenti, della freschezza del momento: essi fotografano aneddoti, frasi, lacrime, confidenze, a volte liete, piú spesso tristi, del venerato Padre. Sono appunti incompleti, anzi, incompletissimi, sia perché non furono quotidiani (ah, se lo fossero stati!), sia perché oggi non si può dir tutto: fare diversamente sarebbe somma imprudenza e, forse, ingiustizia. Perciò scusatemi gli eccetera, eccetera, che spesso dovrò usare. Io penso che la storia umana del Padre, la sua biografia -quella senza reticenze e senza veli, senza compromessi e senza parzialità, quella completa, tratta dagli archivi potrà scriversi soltanto dopo il 2000. La storia interiore invece, quella di una esistenza che ha toccato i vertici della mistica, quella fatta di una sofferenza che ha superato tutti i traguardi umani, quella della somiglianza con Cristo Crocifisso che richiama San Francesco d'Assisi e Santa Veronica Giuliani; la storia interiore, intima del Padre, quella di una vita, sanguinante per cinquant'anni almeno, frantumando tutti gli schemi e gl'indici della biologia e della psicologia somatica, forse e senza forse, non potrà scriverla mai nessuno. Per scrivere del Serafico Padre San Francesco ci volle il Dottore Serafico San Bonaventura; ma, educato alle confidenze dell'amato Padre spirituale e mio confessore, non giurerei che il grande San Bonaventura pur nella sua grandezza teologica e mistica, abbia scandagliato, fino all'estremo, l'anima del Serafico Padre. Son convinto che, per scrivere la storia intima di Padre Pio, ci vorrebbe un altro Pio. Ma bisognerà pur scriverla questa storia, completa, quella umana, parziale quella intima, ma ci vorrà un, équipe di specialisti in teologia mistica, come in quella, morale, in antropologia come nella critica storica; e per inquadrarla nella sua giusta luce, gli scrittori dei prossimi decenni non troveranno migliori parole di quelle con le quali il Dottore Serafico iniziava la LE GENDA MAJOR: "E' apparsa la grazia di Dio, nostro Salvatore, in questi uItimi tempi, nel Servo Suo Pio". Dirò qualche cosa della UMANITA' del Padre Confesso che il tema era un altro: l'avevo scelto io e volevo trattare dell'apparente scontrosità del Padre, ma i fogli sono volati via e pazienza! Tratterò di questa sua umanità, ripromettendomi però di fare un modesto studio su quelle che sono le ragioni intime della spiritualità, della sua tenerezza, ma dalla corteccia dura.
  • Primo incontro col Padre 10 ottobre 1953: Lascio alcune pagine, dove narro che venni qui con molta ripugnanza, perché non mi sentivo di assumere l'onere, il peso del superiorato di questo convento, certamente uno dei piú importanti dell'Ordine Cappuccino. Tralascio i particolari, ma il fondo della storia si rifà a questa crisi che soffersi, tanto che il Padre, vedendo che non mi decidevo a venire, incaricò Padre Mariano a scrivermi: "Ma vuol venire o non vuol venire? Digli che io gli sarò suddito fedele!"... E venni l'ultimo giorno stabilito per i trasferimenti. Incontrai il Padre nel corridoio del primo piano: appena mi vide, mi corse incontro presso la cella n. 5, io m'inginocchiai per baciargli la mano, egli mi sollevò e mi abbracciò tutto sorridente, come la mamma che rivede il suo figliolo. "Padre", dissi io e non potei aggiungere altro. Egli intuì il mio stato d'animo depresso e mi rivolse queste precise parole: "coraggio! saremo felici insieme. E dovendo egli andare, aggiunse: permette che vada a firmare i vaglia?". Quel "permette fu come una stilettata al mio cuore. Padre Pio chiedeva "permesso" a me! "Ma, Padre, gli dissi, per carità…".
  • Primo colloquio col Padre: sera 10 ottobre 1953: Il primo colloquio è la chiave di volta dei miei rapporti con lui. E' ingenua, sempliciona l'affermazione fatta che il Guardiano di quel tempo si chiamava Padre Pio e no Padre Carmelo. Io, per fortuna, sono un giurista e potrei fare tutte le distinzioni del mondo per spiegare che la cosa non era cosí, ed era così... Ma torniamo al colloquio. Come ho detto prima, io ero avvilito, ero demoralizzato, sentivo in me un grande peso da portare; perché i santi - dirò dopo sono difficili: essi volano, mentre noi poveretti stiamo coi piedi per terra e non è facile volare; ma essi volano e credono che anche per gli altri sia facile volare. "Padre, dissi in quel colloquio, io sono venuto qui, non come suo Superiore, ma come suo figliolo: solo a questa condizione sono venuto... Voglio fare quello che lei mi dirà e non altro. Come Superiore però la prego di una cosa sola, di dirmi sempre quello che le fa piacere o dispiacere: è questa la grazia che le chiedo". Ed egli, tutto premuroso, egli, che sentiva, forse, nella sua anima le vibrazioni della mia anima sconvolta, mi disse: "Ma sí, figlio mio, statti tranquillo, statti tranquillo!". Ma io non mi tranquillizzavo. "Padre, continuai, se in me comincerà il dubbio: forse il Padre non è contento di me, forse non mi dice la verità per convenienza, forse soffre per me e non me lo dice; di fronte a questo dubbio, io non avrò più pace ... ". E il Padre: "Ma, no, no, figlio mio, statti tranquillo: lavoreremo insieme" ed aggiunse altre parole di conforto.
  • II cuore del Padre 11 novembre 1953: "Il Padre in questi giorni soffre terribilmente alle spalle: gli sono vicino il più possibile. L'altra sera, lunedì 9 novembre, gli dissi in cella, solo a solo (Che bei tempi, quelli, che bei tempi! ... ): "Padre, io non posso proprio acconsentire che i secolari spazzino la sua cella. Non mi va!... Non mi va!... Ci sono tanti frati in convento!... Ci sono io! ... ". E il Padre: " Ogni tanto, ora il Dottor Sanguinetti, ora l'assistente mi cambia le lenzuola e niente più! La cella la spazzo da me, ed a volte viene il frate". Ed io: "Ma Padre, questo non va proprio!... Verrò io nella sua cella!". Ed egli mi guardò fisso con quegli occhioni suoi, profondi, e poi esclamò: "Senti, che un frate debba... servirmi, questo non posso sopportarlo assolutamente!... Che vuoi! Io son fatto così ... ". Dopo aggiunse: "E poi, senti: un'altra cosa non posso sopportare, assolutamente, ed è questa: se debbo fare io un rimprovero ad un altro, sono sempre pronto (ed era davvero sempre pronto!), ma vederlo fare da un altro, no, non posso sofflirlo! Cosí vedere un altro umiliato e mortificato è per me insopportabile". Io non capivo a che cosa il Padre alludesse, ed egli, continuando: "Mi permetti?" disse. Ed io: "Padre, stiamo sempre al punto di prima: basta con questi "mi permetti"!. "Senti - riprese egli - quando devi fare un rimprovero in pubblico refettorio (avevo rimproverato un santo fraticello), per favore, dimmi di venire dopo. Oggi, poi, nel vedere quei due giovani mangiare inginocchiati a terra, non ne potevo più!... Ho ancora il cibo nello stomaco!... Quello che ho mangiato l'ho ancora qui! Lo comprendo che è una cosa strana eppure non mi so vincere! ... ".Io, da buon fariseo, cercai di giustificarmi: "Padre, quei fraticelli hanno mangiato a terra, perché vi sono in questi giorni gli esercizi spirituali e cosí si usa! Non è stato per castigo, ma per osservare la Regola". Ed egli: " Vedi come sono sciocco! Lo comprendo, tu devi fare cosí, ma il cuore non mi regge. Io comprendo che durante gli esercizi spirituali i giovani devono fare quella mortificazione, eppure non posso vedere che la facciano! ... ". Alla fine non mi è rimasto che chiedere perdono al Padre dell'involontario dispiacere e proporre di seguire il suo consiglio. Noi dobbiamo ancora scoprirlo il Padre; dobbiamo scoprire che sotto quella corteccia, a volte dura c'era un miele che ti riempiva l'anima. Forse sceglieva quella forma dura, usava quei modi bruschi, per non farsi vincere dalla tenerezza che gl'invadeva il cuore. Ma di questo parlerò a parte nell'articolo che uscirà nel numero speciale della Provincia Monastica.
  • Senza assoluzione 22 ottobre 1953: Chissà quanti, forse anche di voi, hanno pianto perché sono stati mandati via senza assoluzione. Ma accadeva che, per questo, spesso i rimandati ricorrevano al Superiore, quasi che fosse un super-Padre Pio, quasi che potesse risolvere i problemi della loro anima. Un giorno, a proposito, con grande difficoltà interiore, esordii: "Padre, le devo dire una cosa: questa povera gente senza assoluzione!... " (Ricordo ch'era seduto sulla sedia vicino al letto). "Beh! - fece egli che mi dici? Come la mettiamo questa faccenda dell'assoluzione negata? ... ". Ed io: "Padre, domando a lei come la mettiamo, come facciamo?". "E va bene - riprese dolcemente lui - trattiamola pure questa questione, spinosa, dolorosa: la più dolorosa per un'anima che crede". E soggiunse: "Senti, figlio mio, io uso questo sistema con determinate anime (le recidive), per dare ad esse una scossa, perché, specie per certi peccati, si passa facilmente dalla confessione al peccato e dal peccato alIa confessione: si pecca e ci si confessa e si è assolti, si ritorna a peccare, a confessarsi e ad essere assolti...; una routine, un'abitudine... Ora l'anima che non riceve l'assoluzione, subisce un trauma spirituale: questo un motivo. Secondo: - continuò il Padre - si sprona l'anima a mettersi sul serio sulla via retta e a cominciare una buona volta a usare tutti i mezzi per la sua redenzione. Si potrebbe obiettare (proseguiva sempre il Padre) che a volte il penitente potrebbe non più tornare. Ed anche in questo caso io mi domando se sia meglio abituare i penitenti al peccato ed alla confessione, (la quale infondo sarebbe sacrilega o per mancanza di serio proposito o di pentimento) oppure far loro conoscere di essere in disgrazia di Dio: io preferisco il secondo sistema. Certo uno mandato via da me, senza assoluzione, può andare da un altro sacerdote -concludeva il Padre - ma io non mi sento di assolverlo! ... ". In poche parole, il Padre poneva l'anima di fronte alla sua responsabilità: scegliere tra Dio e il demonio, tra la grazia e il peccato. Penso che, se oggi si è perduto il senso del peccato, per usare una espressione del servo di Dio: Pio XII (e la situazione religiosa in questo decennio, a giudizio di tutti, è peggiorata!), forse e senza forse, si deve anche al metodo in uso: un maggior richiamo alle proprie responsabilità sarebbe per le anime un richiamo alla propria salvezza.
  • Furberia o semplicità di un Santo: "Poche sere fa (14-11-1953), ho chiesto al Padre: "Padre, ha una di quelle coroncine indulgenziate?". Ed egli: " Vedrò, vedrò se ce n'è qualcuna". Ed io: " Va bene, Padre, se può trovarla... ". Ed egli: "Per chi serve?". "Per me!". Ed egli: "Allora c'è; sí, sí ci sta!". Abbiamo riso tutti e due.
  • Prima uscita col Padre 31 dicembre 1953: Questa sera, alle ore 18,30, il Padre mi fa chiamare e mi dice: " Vogliamo andare a benedire la casa di Pia?". Ho preparato tutto e via con l'automobile del Dottor Sanguinetti. Nessuno si è accorto di nulla, per fortuna: un tempaccio da lupi. A casa non ci attendevano. Il Padre ha benedetto la casa e dopo ci siamo intrattenuti una mezz'oretta, parlando coi familiari e, specialmente, coi bambini. Erano la gioia del Padre i bambini: vedeva nei loro occhi davvero il cielo!
  • I 36 rosari del Padre 6 febbraio 1954: Pochi minuti fa (erano appena passate le ore ventuno), con due confratelli sono andato a dare la "Buona notte" al Padre. Lo abbiamo trovato quasi pronto per andare a letto, con una cuffietta in testa, che finiva in due lunghe bende, legate a nocca al collo, alle mani due mezzi guanti bianchi, una cintura all'abito. A porta semiaperta, il Padre ha detto: "Devo dirmi altri due rosari, due e mezzo, e vado a letto". Ed io: "Padre, per favore, quanti rosari ha detto oggi?". Ed egli: "Beh, al mio Superiore devo dire la verità: ne ho detti trentaquattro". E noi: "Come fa a dirne tanti?". Ed egli: "... Ma questo non è per voi!". 34 + 2 = 36 rosari in un giorno!!! "Sí, 36, interruppe un confratello: io già lo sapevo. Me lo aveva detto Lui! ". Mio Dio, innanzi a Te un orante continuo della Mamma Tua!
  • Colloquio col Padre sui Gruppi di Preghiera 11 luglio 1954: Domando al Padre: "Padre, è contento che lavori col Padre Generale, perché i Gruppi di Preghiera Passino alle dipendenze dell'Ordine?", ed egli: "Saremmo Sciocchi (parole autentiche), se ce li facessimo scappare.Sono una grande forza! Vedi come i Gesuiti lavorano per l'apostolato della preghiera! Lavora anche tu!". Tra parentesi, si lavorò fin da allora e quattordici anni dopo, si ebbe il plauso desiderato.
  • Una confidenza del Padre 4 agosto 1954: Da piú di una settimana il Padre non si sente bene, anzi piú di una volta mi ha confessato confidenzialmente che non ne poteva piú. Per questo abbiamo ridotto moltissimo i momenti di colloquio. Questa sera, verso le 19 e 1/4, sono andato da lui e mi ha detto: "Mi sento rotto da capo ai piedi... Voglio prendere un po' d'aria in terrazza". Andati, ci siamo seduti l'uno accanto all'altro e là mi ha confidato: " Questo lo dico a te in segreto: da quella sera che mi portasti quella notizia (eccetera, eccetera, perché il segreto resta), ho sentito una prostrazione di forze, come quando avvenne il terremoto. La stessa cosa ora: io non mi reggo in piedi". Ed abbiamo continuato a parlare delle cose inquietanti di questi giorni, ecc. ecc. Altro che medicine e sospetti di malattie, sebbene apparentemente stia male! Quanto mistero ecc. ecc. Il diavolo qui non dorme davvero! Povero Padre! Tutto ricade su lui, innocente! Alla fine mi ha commosso chiedendomi: "Raccomandami alla Madonna!"... Povero Padre! Un santo che si raccomanda ad un peccatore!... Ho sentito una stretta al cuore!
  • Per la masseria (cioè per bacco), si fa sul serio 25 agosto 1954: Il 25 agosto 1954 vi fu la erezione del Terz'Ordine della Casa Sollievo della Sofferenza. Di ritorno da Roma, il giorno dopo, raccontai al Padre il fatto. Non ho mai visto brillare il Padre di tanta gioia, come allorché vide e lesse il decreto di erezione di quel Terz'Ordine, che lui aveva tanto favorito; si compiacque della sua nomina a Direttore, esclamando con un sorrisetto: "Per la masseria, si fa sul serio!... Dopo sette anni di lavoro cí siamo! ... ".
  • "Non posso pregare per la mia guarigione! ... " 23 ottobre 1954: Al Padre, malato, ho detto: "Padre, io prego tanto per la sua guarigione! ... ". Ed egli: " Voi lo potete fare, io no! Perché ho degli impegni innanzi a Dio, perciò faccia come Gli piace!". Si era offerto vittima e quindi non poteva pregare per la Sua guarigione!
  • Un "permesso" sbagliato: Ieri sera (25-10-1954) domandai al Padre: "Padre, le chiedo il permesso di pulire la sua cella!". Ed egli: "Permesso! E che parola è questa?!". Capii l'antifona ed aggiunsi: "Padre, le chiedo questo come suo figlio spirituale". Ed egli: "Adesso, sí, come figliuolo spirituale va bene, come superiore no!".E' evidente che egli aveva sempre nella mente il Superiore, non il figliolo spirituale!
  • Una distinzione del Padre tra "vegliare" e "svegliare": Dovendo partire per un convegno, dissi al Padre: "Padre, domani, se Dio vuole partirò per la riunione dei superiori ad Isernia!... Mi dispiace tanto lasciarla! ... ". E lui, intuendo che ci andavo mal volentieri, rispose: "Eh, mò, mò ci devi andare! ", Mi attendevo che dicesse: "Statti qua! ... ", invece. Poi gli chiesi: "Padre, mi verrà a fare una visitina? So che in sogno va da tanta gente!". Ed egli: "Perché venire a svegliarti? basta vegliarti, basta vegliarti!". Ed io: "Ma, Padre, io sono suo figlio spirituale". Io mi facevo forte di ciò, come vi fate forti voi, di essere cioè figli spirituali del Padre. E questi: "Sí, però la mamma veglia sul figlioletto, non lo sveglia quando dorme! E se poi vengo e tu non te ne accorgi?". Ed io: "Lei mi svegli e si faccia sentire!". "E va bene!" concluse lui. Non ho annotato se quella volta venne, ma altre volte è venuto ... è documentato.
  • Un grido del Padre: 1- 11- 1954: Ieri sera sentii un grido del Padre nella sua stanza, al n.1 io che mi trovavo al n. 2, corsi da lui, aprendo la porta e dicendo: "Padre, ha bisogno di qualche cosa?". Ed egli, cercando di riaversi: "No! No! Figlio mio, non ho bisogno di nulla!". Intanto si sforzava di frenare i singhiozzi ed i lamenti. Io rimasi fuori di me e non ardii accendere la luce, né ebbi coraggio, alla sua richiesta, di allontanarmi, ma rimasi sull'uscìo in attesa e tremante. Dopo qualche secondo sentii queste sole parole: "Proprio questa sera". Da notare ch'era la sera della festa di tutti i santi. Una visione di male sì stagliò netta nella mente!... Sconvolto, ripresi: "Padre, che cosa posso fare per lei?". Ed egli: "Statti tranquillo, va a cena (erano le ore 20). Mi sento bene!... Non ti preoccupare! ... ". Ubbidii, ma rimasi ad origliare sull'uscio. Alle 21,30 andai a riaprire la porta, come al solito, ma il Padre già riposava. Oggi (due novembre), dovevo partire, ma prima ho voluto rassicurarmi sul fatto di ieri sera e gliel'ho domandato. Ed egli: "Fu un dolore morale, piuttosto che un dolore fisico!". "Quale, Padre?", incalzai. Ma poi, vedendo che i suoi occhi si erano immediatamente riempiti di lacrime, non ho insistito sul perché.
  • Momenti di tensione: Forse qualcuno tra voi penserà: "Beato te, Padre Carmelo, che sei stato vicino al Padre! Sei anni di felicità!".E' vero, io sono stato un privilegiato. Quegli anni passati vicino al Padre, nonostante prove, difficoltà, sofferenze, incomprensioni, abbattimenti, lacrime ecc., furono, in sostanza, degli anni felici, davvero felici, profondamente felici. Si avverarono le parole del primo incontro: "Coraggio! Saremo felici insieme e lavoreremo insieme! ". Ma anche tra noi due non mancarono momenti di tensione acuta. "Possibile?! - direte - vi volevate tanto bene! ". E proprio per questo!... Del resto vivere con la responsabilità di avere accanto un santo è difficile, perché la loro logica non è quella studiata sui banchi di scuola, non è quella aristotelica: non è come la nostra. Per noi la loro, tante volte è illogica e per loro la nostra, lo stesso. Questa bella cripta, che i confratelli, hanno poi reso davvero un monumento di pietà e di devozione, causò tanto al Padre che a me un gran dolore. Ho sempre avuto la grazia di vedere il Padre nella luce di San Francesco, cioè nella sua vera luce: la vera luce del Padre, ve lo dico io, è quella di San Francesco. Superate le difficoltà circa la costruzione della nuova chiesa, ecco il pensiero di scavare la cripta da servire per il Padre, dopo il suo transito: cosí come ad Assisi per San Francesco. Naturalmente al Padre non dissi nulla; né, per ovvie ragioni, potevo dirglielo: non rimaneva che la teoria del fatto compiuto. Nella primavera del 1954 le prime mine cominciarono a scoppiare nell'orto del convento, corrispondente all'attuale sacrestia ed al presbiterio. La roccia viva di questo Gargano misterioso veniva ferita e squarciata, giorno per giorno: era rossa e sanguigna come le stimmate del Padre. Una mattina, mentre ero in cella al n. 2, il Padre bussò alla porta e con volto severo e rabbuiato (non con quello solito sorridente ed angelico), mi disse a bruciapelo, in ossequio alla promessa del primo colloquio, di dirmi cioè sempre quello che gli faceva piacere o dispiacere, "Uagliò (confidenzialmente significa "ragazzo "), vieni con me". Da allora capii che quando diceva "uagliò", tirava... vento... Subito mi alzai, pensando che mi volesse condurre alla cella n. 1, dove ogni giorno mi recavo per dirgli o farmi dire qualche cosa. Invece quella mattina, diritto diritto, infilò i gradini della veranda (ora scomparsi), imboccò la porta e senza dirmi una parola, andò diritto al parapetto nord della terrazza che dava sulla parte di orto squarciato dalle mine. Io seguivo il Padre, completamente ignaro di quel suo atteggiamento e di quanto stava per accadere. Arrivati insieme al parapetto, egli a bruciapelo mi domandò: " Che stai facendo fare lì?". La voce era dura, come il volto. Io, facendomi coraggio, perché immediatamente intuii dove voleva andare a finire, risposi, con tutta ingenuità: "Padre, si sta scavando una fossa!". "A che serve?" incalzò. Io mi trovai imbarazzato come un ragazzo sorpreso dalla mamma in fallo: le cose si mettevano male. Mi feci ancor più coraggio ed accennai: "Ah! Padre, senta senta, nella chiesetta, sotto il pavimento, vi sono corpi di confratelli morti in concetto di santità. Sto facendo scavare quella fossa, Per farvi trasportare quei corpi"... Naturalmente la ragione apportata faceva acqua da tutte le parti: non convinse il Padre, come non poteva convincere nessuno. Ero là, come l'imputato che attende il verdetto, ma ero deciso a tutto quella volta, anche in rapporto al Padre: ormai la cripta di Assisi mi si era incisa nella mente a caratteri di bronzo. Alla mia risposta, egli si fece ancora piú severo, e, puntandomi il dito sul petto, mi disse: "Ricordati che quando morrò, vorrò andare sotto terra!... Là non ci' voglio andare! Voglio andare sotto terra - ribattè -, perché io sono un verme, un povero peccatore!... Ricordatelo! ... ". Mi sembrò un momento del giudizio finale: mi vidi perduto, ero solo! Ma vedendo crollare tutti i miei sogni della cripta ed un po' il binomio San Francesco-Padre Pio, che mi ero fisso, radunai tutte le forze e, continuando a mostrare una certa indifferenza: "Ma, Padre, stia tranquillo! Stia tranquillo! esclamai Lei vuol pensare fin da ora a quando morrà? (Ci pensavo io ... ). Lei lasci scritto dove vorrà andare e chi si troverà farà come lei vuole!... Quello scavo non è per lei! ... ". Lui ancora protestò: "Ricordati di quello che ti ho detto!". Ed io: "Ma sí, Padre, stia tranquillo, stia tranquillo! ... " Eravamo ai ferri corti: in verità non eravamo tranquilli nessuno dei due. Il Padre intuì perfettamente che non c'era piú nulla da fare: ero deciso a tutto fuorché a rinunziare alla cripta! Si voltò di scatto e rifece il tragitto di prima, seguito da me: egli si fermò al n. 1, senza dirmi piú nulla, ed io, ugualmente, senza una parola, feci alcuni altrì passi e rientrai alla cella n. 2. Fummo tutti e due muti e tristi, quel giorno, per opposte ragioni: la barriera d'acciaio dell'umiltà paterna era stata vinta dall'affetto filiale. Infatti passeranno circa quindici anni, ed il Padre sarà tumulato proprio in quella cripta da lui contestata, e, -forse non senza mistero - in un "sepolcro nuovo scavato nella roccia", come quello di Gesú (Luca, 23,53). Ora preghiamo ed attendiamo che su quello stupendo mosaico (dono delle sorelle svizzere Gemsh), nello spazio sottostante l'immagine della dolcissima Mamma Celeste, in quello spazio lasciato libero (come le nude pareti di questa navata centrale), volutamente, e non per errore di proporzioni, come qualcuno ha pensato, un giorno campeggi e risplenda la figura estatica del Padre, figlio prediletto della Madonna ed uno dei suoi piú ardenti devoti nella storia della Chiesa.
  • Vari casi di bilocazione: Alla fine del 1954, allo scopo di avere notizie sui primi anni di vita del Padre a San Giovanni Rotondo, dal 28 luglio 1916 in poi, pensai di valermi delle fonti primae manus: cioè delle prime figlie spirituali del Padre.
  • Prima riunione in paese, in casa delle sorelle Ventrella 14-12-1954: Erano presenti le figlie della prima ora: sorelle Ventrella, sorelle Pompilio, Filomena Fini, Rosinella Gisolfi in Placentino, Rachele Russo, Rachelina Gisolfi e Nina Campanile, qui presente: in tutto dieci. Della Sig.ra Rosinella Gisolfi, passata al cielo qualche anno fa (perciò posso parlare), sapevo dalle amiche che aveva il privilegio - documentatissimo di vedere il Padre in bilocazione fin dai primi anni di direzione spirituale. Ad un dato momento, durante la riunione, sottovoce annunziò che il Padre era presente. "Fu una grande gioia per tutti", annotai allora. Credetti, come tutte le presenti, all'annunzio, ma - perdonatemi - si dice che le donne... sognano ad occhi aperti! Volli perciò rendermene conto in qualche modo, personalmente: era il primo caso di bilocazione e volevo un po' conoscere se e come si svolgeva... La sera stessa, tornato in convento, domandai a due o tre confratelli (naturalmente senza dire la ragione vera: la rivelo oggi), che cosa avesse fatto il Padre nel tardo pomeriggio. Risposero: "La consueta vita: ha fatto la funzione, poi ha ricevuto gli amici e siamo stati insieme". In verità ebbi timore di domandare al Padre sul caso della bilocazione, trattandosi di cosa tanto delicata.
  • Seconda riunione: 10 gennaio 1955: Nuova apparizione del Padre. Questa volta, al ritorno in convento, dopo aver interrogato i confratelli sull'attività del Padre in quel pomeriggìo ed avere ricevuto la solita risposta, presi il coraggio a due mani e volli interrogare lui stesso. Forse qualcuno sì meraviglierà della espressione: "Presi il coraggio a due mani!", quasi che sì trattasse di rischiare la vita. Chi parla cosí non ha avuto la grazia, certamente' ma neanche, non so come spiegarmi, la difficoltà di vivere con un santo autentico!... Perché, i santi (ho pensato tante volte) sono come le mimose sensitive: appena le tocchi si chiudono in se stesse. Pìú di una volta infatti mi è capitato col Padre amato d'interrogarlo su cose intime ed ho notato che, quando ha risposto, lo ha fatto sempre con uno sforzo degno dì Ercole!... Anzi addirittura una volta gli chiesi, solo a solo, in cella: "Padre, desidero vedere le ferite dei piedi e del costato! ... ". Ed egli, tutto umiliato e mortificato, guardandomi con due occhioni imploranti e lacrimosi, come quelli di un bimbo, di rimando: "Ma!... Ma, proprio me lo comandì? ... ". Mi dìsarmò: ebbi compassione di quella implorazione e dissi subito: "No! no! Padre, stia tranquillo: non glielo comando! ... ". E tutto finì lí. Ma, quante volte, dopo, me ne son pentito!... Educato a queste esperienze, quella sera avevo un certo timore. Perciò, ripeto, presi il coraggio a due mani, e, al ritorno, lo abbordai dolcemente sull'uscio del la cella n.1. "Ah! sei tornato! ", mi disse appena mi vide, come se nulla sapesse. Noto che a volte Rosinella mi diceva: "II Padre esce insieme con lei!... Viene in automobile con lei ecc. ecc. ". Chissà quante volte mi avrà preso in giro (in senso buono), nell'interrogarmi su tante cose, che già sapeva. Quella sera, risposi subito, anche per attaccare discorso: "Sì Padre, son tornato; tutto è andato bene! le figliole spirituali, tutte contente, soddisfatte. Però desidero dirle una cosa! ... ". E lui, tutto benevolo: "Sí, dì pure, che vuoi?". Ma io sentivo un nodo alla gola e tacevo. Ed egli, amorevolmente: "Ma che mi vuoi dire?". Ed io nuovamente, come un ragazzetto: "Ma, Padre, io le devo domandare una cosa! ... ". Ed egli: "Sto aspettando di sentirti! ... ", Bisognava pur decidersi e cominciai alla lontana: "Padre, Rosinella ... " e mi fermai. Ed egli, con una strategia indefinibile (ma chi lo capisce il Padre!): "Rosinella? Che sta male! ... ". Sta-vo male invece io!... "No, Padre, sta bene ... ", "Ed allora?", ribattè lui. Era il momento finale ed io sbottai: "Padre, Rosinella ha detto che Lei è sempre presente al-le nostre riunioni! ... ". E lui, tutto calmo e tranquillo: "E che? Non mi ci vuoi? Non vuoi che venga a queste riunioni? ... ". A voi il commento. Sono parole autentiche di quella sera stessa.
  • Lo stesso avvenne alla terza riunione del 26 gennaio: Quella volta, interrogato, rispose: "Eh, sí che c'ero! ... ", quasi a voler dire: "Ma che! ne dubiti?... ". Un'altra volta ancora fu lui stesso a chiedermi: "Questa volta non mi domandi se ci son venuto?... ". Quanta delicatezza! Ed io: "Ma, Padre, ormai son certo che lei viene sempre, perciò non glielo domando più! ... ". Ed egli, con una paternità che tradiva l'interna commozione: "Ricordati che io ti accompagno sempre e dovunque: statti tranquillo!". In una riunione avvenne un fatto singolare. Ad un dato punto, si cominciò a mormorare di certe persone... Si andava su di giri, allegramente, quando ad un tratto, Rosinella, tutta spaurita, esclamò: "Padre Guardiano, ilPadre ha fatto la faccia brutta! ... ". Un brivido in tutti... Fummo lesti a rivoltare la frittata ed a cantare le lodi delle malcapitate, non senza imbarazzo, accusandoci del nostro peccato. Dopo qualche minuto domandai a Rosinella: " Ora che faccia ha il Padre?". Ed ella: "Ha la faccia chiara! ... ". Rimanemmo contenti ed imparammo a non mormorare più... Ci sarebbero tanti e tanti altri episodi da narrare, ma devo chiudere: è passata già un'ora. Ma vorrei pregare ogni figlio del Padre che scriva i suoi ricordi personali di lui, perché son convinto che ognuno ha la sua piccola o grande storia da narrare. Non facciamo perdere tanta ricchezza, di cui abbiamo beneficiato, ricordando che noi siamo dei privilegiati. Tante volte, lungo la storia, si è detto: "Beati coloro che vissero ai tempi di San Francesco! ". Verrà giorno che si dirà "Beati quelli che vissero ai tempi di Padre Pio! ... ". Concludendo, facciamo nostro il triplice messaggio dell'amato e venerato Padre spirituale, sempre vivo e presente in mezzo a noi, oggi piú di ieri e domani piú di oggi; facciamo nostro il messaggio del Padre "piantato" dal Signore misericordioso su questa montagna benedetta, come "Segno di contraddizione", intorno al quale, per oltre mezzo secolo, innumerevoli angeli buoni e cattivi hanno lottato, con accanimento, gli uni decisi a tenere elevato in alto quel "Segno", come speranza di salvezza, gli altri ad ammainarlo nel fango e nel disonore; facciamo nostro il triplice messaggio de San Francesco redivivo: - Immenso amore a Gesú Eucaristico e Crocifisso! - Filiale amore alla dolcissima Mamma Celeste! - Ostinato amore alla sofferenza ed alla preghiera per la gloria del Signore e la salvezza delle anime. Infine una preghiera per la glorificazione del nostro venerato Padre spirituale, sempre vivo e presente in mezzo a noi.

Percorso di Beatificazione

  • 4 novembre 1969: Il Postulatore generale dei Cappuccini, padre Bernardino da Siena, chiede al vescovo monsignor Antonio Cunial, amministratore apostolico di Manfredonia, di iniziare la trattazione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Padre Pio.
  • 23 novembre 1969: Monsignor Antonio Cunial accoglie la domanda del Postulatore.
  • luglio 1970: Esce il primo numero della rivista "La voce di Padre Pio", l'organo ufficiale della Causa, diretto dal Vice-Postulatore padre Gerardo Di Flumeri.
  • 16 gennaio 1973: L'arcivescovo di Manfredonia, monsignor Valentino Vailati, consegna alla Sacra Congregazione delle Cause dei Santi la documentazione richiesta per il "nihil obstat" all'introduzione della Causa di Beatificazione di Padre Pio.
  • 3 marzo 1980: Monsignor Vailati consegna una ulteriore documentazione su Padre Pio.
  • 29 novembre 1982: Il Papa Giovanni Paolo II firma il decreto per l'introduzione del processo cognizionale sulla vita e le virtù del Servo di Dio Padre Pio.
  • 20 marzo 1983: Si apre ufficialmente a San Giovanni Rotondo il processo cognizionale di Padre Pio.
  • 23 maggio 1987: Il Santo Padre Giovanni Paolo II giunge in pellegrinaggio a San Giovani Rotondo e si ferma in preghiera sulla tomba di Padre Pio.
  • 21 gennaio 1990: Nel santuario del Convento di San Giovanni Rotondo si chiede solennemente la fase diocesana del processo di Padre Pio. Nel corso dei sette anni sono stati ascoltati 73 testimoni e raccolta una notevole mole di documenti sulla vita e le opere di Padre Pio; in tutto 104 volumi, che vengono portati a Roma presso la Congregazione delle Cause dei Santi.
  • 3 dicembre 1990: La Congregazione emette il decreto "de validitate" del processo.
  • 15 dicembre 1996: Tutta la documentazione viene sintetizzata nei cinque volumi della "Positio super virtutibus", successivamente consegnati ai cardinali e vescovi lettori.
  • 13 giugno 1997: Il Congresso speciale della Congregazione delle Cause dei Santi con voto segreto ed anonimo riconosce all'unanimità la eroicità delle virtù cardinali, teologali e religiose del Servo di Dio Padre Pio.
  • 21 ottobre 1997: La Congregazione ordinaria dei cardinali e dei vescovi conferma a sua volta il voto favorevole.
  • 18 dicembre 1997: In Vaticano viene promulgato il Decretum super Virtutibus ed il Papa Giovanni Paolo II conferisce a Padre Pio il titolo di "Venerabile".
  • 30 aprile 1998: La Consulta Medica del Dicastero della Congregazione dei Santi riconosce che la guarigione della signora Consiglia De Martino di Salerno è stata estremamente rapida, completa, duratura e scientificamente inspiegabile.
  • 22 giugno 1998: Il Congresso peculiare dei Consultori Teologi danno parere positivo sulla intercessione di Padre Pio nella guarigione miracolosa della signora Consiglia De Martino.
  • 20 ottobre 1998: La Sessione ordinaria dei padri cardinali e vescovi riconfermano il voto positivo sul miracolo della signora di Salerno.
  • 21 dicembre 1998:- Viene promulgato il Decretum super miro operato da Dio per intercessione del Venerabile Servo di Dio Pio da Pietrelcina, cioè della guarigione della signora Consiglio De Martino, avvenuta in modo estremamente rapido, completo e duraturo da spandimento liquido diffuso in sede sopraclaveare, mediastinica e addominale, da rottura del dotto toracico.
  • 2 maggio 1999: In piazza San Pietro, di fronte ad una folla di 150 mila pellegrini convenuti da ogni parte del mondo, il Santo Padre Giovanni Paolo II proclama solennemente Beato il Venerabile Padre Pio da Pietrelcina. Il suo nome viene inserito nel calendario liturgico alla data del 23 settembre.